Serie Principale

martedì 25 luglio 2017

TWIN PEAKS 3 - EPISODIO 11

Puntata bipolare nel suo sviluppo: ad una prima parte caratterizzata da un pathos senza eguali e da un occhio alla tradizione non indifferente, segue una seconda povera di contenuti ma ricca di ironia. Si sente una nota di tradizione, la quiete delle relazioni nella Twin Peaks a noi cara, ma persiste una punta di fastidio, rappresentata in parte dalle mancanze che ancora ci impediscono di avere un’immagine completa del tutto, in parte dallo stile narrativo di Lynch.


La prima location approfondita dall’autore è proprio la legnosa di Twin Peaks; il triangolo Becky-Shelly-Bobby potrebbe sembrare staccato dalla narrazione principale, ma ha il necessario compito di riportare alla luce quelle atmosfere familiari, molto anni ’90, a cui contribuivano le storyline secondarie delle prime due stagioni. Abbiamo finalmente la conferma sulla paternità di Bobby, il quale resta uno dei personaggi che meglio hanno vissuto il salto temporale - probabilmente proprio in virtù del legame con il padre. La riunione familiare conduce inoltre ad una scena costruita su un crescendo di suoni innervosenti e fastidiose luci, atti a generare nello spettatore il giusto stato d’animo per il dialogo tra Bobby e la signora corpulenta nella macchina grigia. L’argomento della conversazione è fin dal principio criptico e la forte scena della bambina in trance non offre una chiave di lettura adatta. Un ulteriore enigma da decifrare in attesa di una svolta definitiva che dia le giuste risposte ai nostri quesiti. Le parole della donna che potrebbero celare il cuore del mistero sono: “Her uncle is joining us”; ma troppi dati mancano all’appello per la risoluzione del problema.


Otteniamo quindi nuove informazioni sulla preparazione di Hawk e del nuovo sceriffo Truman alla spedizione che li condurrà nel posto indicato dal maggiore Briggs. Fin da subito spicca un particolare incongruente con quanto mostrato nell’ormai arcinoto ottavo episodio. In tale capitolo infatti abbiamo pensato di vedere l’origine della loggia nera e la dispersione della sua malvagità nel mondo, contrastata simultaneamente dalla creazione della sfera dorata di Laura Palamer. La mappa dei nativi americani - altro riferimento all’indicazione che il ceppo aveva fornito nel primo episodio - che Hawk mostra a Truman nasconde dei particolare che si riferiscono alle modalità attraverso cui possono manifestarsi gli spiriti della loggia, ossia il fuoco e l’elettricità. Hawk inoltre afferma che la mappa risalga ad un periodo lontano nel tempo. Considerando il ruolo particolare che la corrente elettrica svolge per le entità della loggia nera, non possiamo più essere certi che gli esperimenti atomici del 1945 abbiano generato la loggia nera nella sua interezza, ma più presumibilmente, essi hanno dato vita all’entità di Bob, o a quella che poi ha espulso Bob con la garmonbozia.
Hawk equipara poi il fuoco raffigurato sulla mappa con l’elettricità moderna, avvalorando la tesi secondo cui il fuoco, così come la corrente, possa rappresentare un elemento fondamentale sia per gli spiriti della loggia nera che per quelli della loggia bianca, in quanto “Dipende, dipende dalle intenzioni”. Eppure, se il ceppo di Margaret ha paura del fuoco, è certo che le intenzioni della loggia nera nei confronti di potenziali intrusi possano rivelarsi avverse.


Sorvolando sulla seconda metà dell’episodio, che narra ironicamente delle disavventure di Coop, ancora incastrato nei panni di Dougie Jones, passiamo quindi al vero cuore pulsante della puntata: il buco nera di William Hastings. Gordon, Albert, Tammy, Diane e l’agente della polizia locale riescono a ricostruire l’ubicazione del luogo dell’incontro metafisico tra il preside Hastings e il maggiore Briggs, si imbattono in un portale per un’altra dimensione, avvicinandosi alla soluzione del caso, ma questo movimento in avanti implica la morte dello stesso Hastings, che subisce la medesima fine di Ruth Davenport. Possiamo riposizionare alcuni tasselli dell’interrogatorio di William Hastings: sappiamo che i due amanti sono riusciti a risalire a questo luogo di periferia attraverso i loro studi sul paranormale e che proprio in quel luogo, in corrispondenza con il portale, sono entrati in contatto con il maggiore, in quel momento visualizzato ancora a figura intera. Dalle indagini dell’FBI sappiamo invece che la zona morta dietro il portale è abitata prevalentemente da uomini barbuti dalla faccia sporca, quelli che abbiamo identificato come il corpo armato della loggia nera. Briggs quindi, fermo biologicamente all’età della scomparsa, ha invitato Ruth e Bill a trovare per lui le coordinate della loggia bianca e solo a quel punto ha potuto lasciare le sue fattezze umane per spostarsi come spirito-testa verso il mare viola visto nel terzo episodio. Suppongo che in quel momento il corpo di Briggs, ancora quarantenne, sia precipitato attraverso il portale sulla terra. A quel punto, senza più la presenza del maggiore a fungere da tappo tra il luogo reale collegato al portale e la dimensione alternativa, gli uomini con il volto nero si sono riversati nella realtà e hanno brutalmente ucciso Ruth Davenport. Restano aperte diverse questioni: perché non hanno ucciso anche William, visto poi l’esito del sopralluogo dell’FBI? Chi ha raccolto il corpo di Briggs e la testa di Ruth per poi riposizionarli nell’appartamento della donna? Chi ha inserito nello stomaco di Briggs la fede nuziale di Dougie e perchéAlcune risposte sulle modalità non riducono la portata delle domande di fondo. In tutto ciò Diane continua a dimostrare un atteggiamento controverso, che denota la sua propensione a collaborare con Bob, come si evince dalla sua reazione alle coordinate sul braccio di Ruth Davenport.



Rispetto ai primi due episodi, le singole narrazioni, con qualche dovuta e concessa eccezione, cominciano a convergere verso un unico epilogo che coinvolge allo stesso tempo Twin Peaks, l’FBI, Bob e Cooper. Il gusto della scoperta continua ad alimentarsi con nuovi misteri minori che cancellano del tutto l’immeritata chiusura della seconda stagione, quando il mistero principale crollò. Ogni sequenza, anche la meno comprensibile, ha in sé il seme della genialità di qualcosa che va oltre le nostre possibilità. In un panorama saturo e attendibile è raro meravigliarsi ancora.

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