giovedì 22 dicembre 2016

TOP 15 FILM 2016 - SECONDA PARTE

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10 - Perfetti Sconosciuti
Altra sorpresa italiana firmata Paolo Genovese. Pefetti sconosciuti è la copertina della nostra vita, le menzogne che ci raccontiamo l’un l’altro per andare avanti nell’amore, nell’amicizia, nel lavoro. Cosa accadrebbe se tutti noi smettessimo di vivere tre vite contemporaneamente e portassimo tutto alla luce del sole con un semplice tocco di touch screen?
Perfetti sconosciuti non è solamente un buon soggetto, ma un complesso di elementi all’altezza delle produzioni internazionali che alza il prodotto al di sopra della media italiana e lo eleva a portabandiera di quello che potrebbe essere la nuova commedia italiano, dopo un paio di decenni bui. Gli attori, talvolta sottotono in altre prove, danno un senso maggiore all’opera e dimostrano quanto una produzione adatta e una cura registica influiscano sulle performance attoriali. Dialoghi finalmente sensati, tesi e credibili. Finale amaro in linea con il cinismo delle battute agrodolci dell’opera. Un punto di svolta (?).


6 - Il Caso Spotlight
Il Caso Spotlight, o come scoperchiare il vaso di pandora. Spotlight è il nome della squadra d’inchiesta del Boston Globe, divenuta famosa per aver portato a galla lo scandalo della pedofilia all’interno della chiesa cattolica.
A dispetto delle premesse boriose e didascaliche, Il Caso Spotlight si rivela essere un film estremamente popolare, accessibile a tutti, costruito come se fosse un vero e proprio giallo investigativo, con una squadra di giornalisti intenzionata a scavare a fondo per raggiungere la verità. Il ritmo con cui McCarthy sostiene il film è coinvolgente. Si percepisce costantemente la tensione dell’avvicinamento alla scomoda realtà dei fatti e contemporaneamente si impone sulla scena la gravosità crescente della scoperta. Questo perfetto mix di elementi è stato reso possibile grazie all’ottimo lavoro del cast, in particolare quello di Mark Ruffalo, Michael Keaton e Rachel McAdams, sempre perfettamente nelle loro parti, sempre al servizio della riuscita ottimale del film, senza sbavature o improvvisate sul pezzo che gli sarebbero potute valere qualche premio in più, ma che avrebbero inevitabilmente comportato una perdita di credibilità per la pellicola.
Un’opera credibile, coinvolgente e perfettamente bilanciata che fornisce una documentazione realistica dei fatti tremendi venuti alla luce poco più di dieci anni fa e lo fa mettendo in scena un buon cinema.


8 - Il Libro della Giungla
Personalmente sono contrario a quest’opera di reboot della vecchia guardia Disney in versione live action. I precedenti Cenerentola e Maleficent non erano riusciti a coinvolgermi e avevano solamente palesato la mancanza di idee in casa Walt, ma questo nuovo Libro della Giungla è stato totalmente diverso.
L’opera di Jon Favreau è un tripudio di colori vivi, ambientazioni incredibili e rocambolesche fughe realizzate grazie all’ausilio di una CGI pressoché perfetta. A colpire maggiormente è però la rielaborazione del messaggio del film originale, che ridà un senso più profondo all’opera e la rende appetibile anche ad un pubblico più maturo. Il senso di una fuga dal mondo dei lupi è la ricerca di un posto nel mondo che possa rispecchiare le esigenze specifiche di un Mowgli della giungla, né uomo, né lupo. Un viaggio nel passato con un occhio nuovo.
Per approfondire: Mowgli della Giungla


7 - Ave Cesare
Il mio debole per i fratelli Coen è cosa nota. Avrei davvero voluto che questo giallo-noir ambientato nella Hollywood degli anni ’50 fosse il film dell’anno, ma così non è stato. Al di là di alcune pecche resta però un’opera fantastica, curata e precisa al millimetro, perfettamente in linea con l’ironia e lo stile dei fratelli cinema. A supportare il film troviamo un cast stellare che va a comporre una fittizia classe di mestieranti del settore nella città del cinema, nel quale spiccano Josh Brolin e George Clooney, rispettivamente il signor Wolf della situazione e lo sprovveduto divo vittima di rapimento.
All’apparenza Ave Cesare potrebbe sembrare una serie di sequenze ben realizzate montate insieme per formare un’opera unica. In realtà il modello citazionistico tipico dei Coen è utilizzato per raccontare una storia di espiazioni e di religiosità. Anche nella leggerezza di una trama grottesca e sopra le righe, gli ultimi Coen non rinunciano ad una riflessione che portano avanti da anni in un sistema alternativo di cinema superiore.
Diversi livelli di lettura, diversi personaggi indimenticabili, molti sorrisi sottili e un’enorme capacità regalata al mondo della settima arte.


6 - Tutti Vogliono Qualcosa
Linklater colpisce ancora! Tutti Vogliono Qualcosa resta impresso principalmente per la sua capacità di saper ricreare la realtà: ogni cosa è al suo posto, ogni momento ha il giusto peso. L’opera ultima del regista di Boyhood è il racconto di tre giorni di vita, nulla di più e nulla di meno. Ma in quei tre giorni si trova il senso di una maturazione. Nonostante passino poche ore dall’inizio all’ultima scena, il cambiamento nel protagonista e in alcuni personaggi è tangibile.
Divertimento, spensieratezza, amore e vita, tutto racchiuso in un’unica opera che scorre sulle note dei Dire Straits e dei Van Halen. Un ritratto del momento in cui potremmo essere chiunque e dobbiamo solo cominciare a percorre la nostra strada, con il rischio di sbagliare, di incespicare, di ritrovarsi schiacciati dalle scelte di altri vent’anni dopo, ma con la voglia di imporsi al mondo.
Per approfondire: Everybody Wants Some!!


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