giovedì 18 febbraio 2016

LA LEGA DEI LADRI

Ci siamo ricascati e la storia si ripete. Sono passati appena quattro anni dall’inconveniente legato all’inchiesta ai danni del tesoriere (ora felicemente barista - anche se un po’ confiscato di tanto in tanto), evento che aveva smosso le fondamenta del partito verde, il partito della secessione e delle origini celtiche. No; Il partito della legalità e della meritocrazia. No; Il partito dell’unità nazionale e del presenzialismo in aula. No; il partito dell’amore per il tricolore (un po’ fascista) e dell’odio verso lo straniero. No; il partito dell’accordo con Berlusconi criocongelato e con l’incinta Meloni (che tanto piace al sinitro Vecchioni) e delle ruspe come strumento di sterminio di massa. No; o forse sì. Confondersi con questi patriottici secessionisti è un attimo. Ma torniamo a noi e a quel malaugurato tesoriere che aveva inavvertitamente ottenuto qualcosa come quaranta milioni di euro inavvertitamente dai fondi riservati inavvertitamente al finanziamento pubblico ai partiti. Quegli spicci che noi tutti, ogni tanto, forniamo ai nostri rappresentanti casti e puri affinché la democrazia non diventi plutocrazia. Peccato che poi quegli spicci finirono, attraverso un arzigogolato passamano in stile “Fiera dell’Est” che coinvolse anche Mauro, Calderoli e Sperone, nelle mani dell’inavvertitamente fondatore espertodigestaccimaleducatissimi Umberto Bossi che, colto con le mani nel’impasto di una bellissima villa in marzapane, fu costretto a dimettersi dal suo ruolo storico all’interno del Carroccio.
Ma quello fu un errore. Chi doveva pagare ha pagato (così dicono) e la Lega Lombardoveneta, dopo una fisiologica flessione dei consensi, è tornata più forte di prima e ha cominciato a macinare consensi scontenti anche nella zona del Maghreb.


E poi ci siamo ricascati, la storia si ripete. Tutti avevamo ormai rimosso gli involontari misfatti dei fantastici quattro e ci curavamo solo di unioni civili, canguri e voltagabbana, quando riecco gli insospettabili del misfatto. Alcuni giorni fa, un’indagine della procura di Monza ha portato all’arresto di ventun indagati con l’accusa di essere parte di un sistema mafioso di tangenti, riciclaggio di denaro sporco e appalti truccati
Motorini truccati
Che scippano donne truccate
Il visagista delle dive
È truccatissimo.
Uno dei maggiori responsabili di questo losco sistema odontoiatrico sarebbe appunto Fabio Rizzi, fidato consigliere dello stesso legalissimo Maroni, presidente della regione Lombardia, che a sua volta era momentaneamente succeduto al meno legalissimo Bossi nel tentativo di ricostruire una facciata sgretolata e porosa. Il suddetto consigliere lombardo avrebbe, secondo le ipotesi, reso possibile il dirottamento di alcune gare d’appalto a favore delle stesse aziende. Addentrarmi oltre in dettagli tecnico-burocratici reperibili su qualunque quotidiano online sarebbe sterile e infruttuoso. Ciò che mi preme maggiormente è concentrarmi sulla legalità ormai evidentemente compromessa di questo gruppo politico, o forse no. Personalmente non metto in dubbio che il leader supremo Matteo Salvini sia un persona retta e corretta ("bat-tutaccia" - per dirla in maniera Fiorita). Non metto in dubbio che la maggior parte dei membri della Lega abbia costantemente operato nel buon senso di un’opinabile opinione personale e ristretta, mutata col tempo in pensiero salvifico delle masse. Non metto in dubbio che molti sostenitori dell’evoluto nord fondino la propria moralità sulla legalità, sulla sacralità dello stato e sull’importanza fondamentale del rispetto della costituzione. Non metto in dubbio nulla di tutto ciò. E allora chi ha sbagliato? Chi ha frodato la stato al fine di arricchire una piccola minoranza a spese del popolo? Chi ha aggirato le leggi cadendo in fallo? Rizzi (o chi per lui), Bossi, Belsito, Mauro. Persone da cui Matteo, scacciando con violenza il modello berlusconiano, prende immediatamente le distanze. Singoli individui che, a detta del segretario, non rappresentano in alcun modo il modus operandi, l’ideologia e la moralità del partito. Un partito unito che nelle difficoltà si spacca, dunque, e comincia a ragionare individualmente. 


A questo punto le strade sono due: da una parte il riconoscimento di responsabilità oggettive del presidente della regione Lombardia Maroni perché diretto superiore del burattinaio e quindi il coinvolgimento della Lega come partito intero, dall’altra il riconoscimento della singolarità di tal Rizzo. La strada che verrà presa sarà senza dubbio la seconda, e ciò potrebbe anche non essere un incongruenza, se noi non ragionassimo con ottusa logica leghista; ma oggi ragioniamo con ottusa logica leghista e l’incongruenza resta. L’incongruenza nasce dall’atteggiamento che un partito, o un gruppo di persone, ha in relazione ad una diversa minoranza. Nasce dalla generalizzazione che tutti i giorni viene compiuta dai media e dai politici, da quelli che teoricamente dovrebbero salvaguardare la moralità di un popolo e che dovrebbero rispondere in maniera opposta alla tendenza, spegnendo le fiamme e scintillando nel buio dell’ignoranza mediatica. L’incongruenza è frutto di un lavoro partitico che da decenni discrimina a prescindere, generalizzando il prossimo e sfruttando la singolarità nell’opera mediatica più becera, fondata sulla repressione, sull’odio e sulla disumanità a cui ci stiamo abituando troppo facilmente. Se quindi ormai siamo convinti che gli Albanesi delinquono e non si lavano abbastanza, i Rom rubano il rame, i Meridionali nonlavorano e se lo fanno è solo per togliere il posto a qualcuno del Nord e i neri stuprano e amano farsi mantenere da noi Italiani, popolo di santi ed eroi (comunque gente perbene), allora dobbiamo anche dare per vero che i leghisti sono delinquenti, immorali, fuorilegge. Rubano soldi agli italiani perbene e guadagnano alle spalle dei malati. Ma tutto ciò è falso e non rappresenta il mio mondo. il quadro d’odio dipinto da Salvini e soci con pennarelli verde d’invidia non rappresenta il mondo per come esso è in realtà: un posto in cui il male non sovrasta mai il bene, mai del tutto.

Cari leghisti, se volete che quindi i membri del vostro grande Carroccio comincino ad essere pesati singolarmente per le loro azioni, espressioni, opinioni, mancate votazioni del DDL Cirinnà, iniziate a trattare voi il diverso, l’estraneo immediatamente incompatibile con il vostro universo perfetto, retto dalla legalità, come una persona a sé stante, come un individuo unico ed inimitabile, come un Rom che non ha mai visto un filo di rame, come un cinese defunto a cui viene fatto un funerale, come un immigrato clandestino che è qui solo di passaggio e mai penserebbe di condividere un tricolore con folkloristici individui come Matteo Salvini, o come quel tale che pensava il mondo fosse un bel posto e invece era nato in Siria.

Nessun commento: