lunedì 19 ottobre 2015

COMMENTO AQUARIUS - EPISODIO 1

Dopo il ritorno alle serie TV di qualche giorno fa con il commento del primo episodio della seconda stagione di Fargo, rieccoci a parlare di prodotti televisivi con il pilot di Aquarius, una serie che non aspettavo, non conoscevo e non avevo intenzione di trattare. Ma poi ho vista la pubblicità in onda su Sky e mi sono convinto a darle una possibilità. A colpire la mi attenzione sono stati soprattutto l’atmosfera anni ’60 e David Duchovny, il mitico e indimenticabile Fox Mulder di X Files. A scatola sigillatissima ho quindi deciso di guardare il primo episodio senza particolari aspettative ma con molta voglia di scoprire qualcosa di nuovo e piacevole.
Come al solito ricordo di stare attenti agli spoiler che inevitabilmente farò nel corso dei vari commenti che, come per le altre serie serializzate che troverete su questo blog, tratteranno gli episodi due alla volta, primo ed ultimo esclusi.


La prima puntata si apre con un’avvenente ragazza che scappa di casa dalla finestra per raggiungere una macchina posteggiata poco lontano. Poi una festa gggiovane in cui il presunto ragazzo della fuggiasca di cui sopra viene sedotto e allontanato dalla confusione da una procace donzella. Intanto la protagonista di queste prime scene viene avvicinata da un paio di loschi figuri, evidentemente più grandi di lei, che la convincono a seguirli. La scena si sposta poi nell’abitazione dei genitori della ragazza scomparsa, che scopriamo essere un importante avvocato e un’importante casalinga (credo). Lei, in preda all’ansia, decide di chiamare il suo amico detective. Arriva finalmente in scena Fox, che in questa serie si ostina a farsi chiamare Sam, ma sappiamo tutti benissimo quale sia la sua vera identità. L’investigatore dell’occulto comincia quindi le sue indagini per ritrovare la figlia dell’amica. A questo punto, dopo un inizio frenetico, frizzante ed elettrizzante, ci si potrebbe tranquillamente attendere un rallentamento come abbiamo già visto in molte serie di questo genere giallo-poliziesco quali True Detective e Fargo (soprattutto Fargo 2, seguitela, mi raccomando), ma qui no; qui non accade. Il ritmo non accenna a diminuire e gli eventi si susseguono purtroppo senza essere davvero incisivi. Un indizio fondamentale per la risoluzione del caso è, ad esempio, il nome del rapitore svelato dal fidanzato della ragazza durante un interrogatorio improvvisato, ma anche questo sembra valere poco, visto il peso che gli viene dato. Le parole volano senza una virgola che possa ordinarle che ne possa dare importanza come io sto facendo in questa frase ad esempio. Per cui scrittura e gestione dei tempi da rivedere, ma non fastidiose o nocive alla narrazione; forse è solo una mia impressione.


Dall’altra parte c’è però il caso, la storia di base che si rifà a Charles Manson, personaggio storico realmente esistito. Un musicista criminale che negli anni ’60 fondò una sorta di setta nella quale invitava giovani ragazze innocenti per poi abusare di loro e impedirle di tornare alle rispettive case. Un uomo accusato di ben nove omicidi, svariati sequestri di persona e altri delitti ancora irrisolti. Satanista e, a giudicare dalla svastica tatuata sulla sua fronte, anche alquanto nazista. Egli, in Acquarius, è l’antagonista principale a cui i nostri eroi dovranno dare la caccia (eroi, al plurale, perché a Fox si aggiunge dopo poco anche un giovane agente vicino ai movimenti hippie dell’epoca). Il personaggio di Manson è stato costruito in maniera alquanto ambigua e decisamente malata: sembra costantemente ossessionato dal sesso e gode nel rinfacciare le sue malefatte, nel giocare al gatto col topo con i suoi inseguitori. Un personaggio controverso che probabilmente nella realtà era in parte differente. Disturbante la scena dello stupro del padre della ragazza rapita, molto più ispirata quella della violenza sulla malcapitata protagonista.


Una serie quindi molto particolare che promette un giusto connubio tra la lentezza di True Detective e la velocità frenetica dei vari polizieschi seriali quali CSI, NCIS e tutte le sigle moderne che volete. Ciò che convince poco è la densità di eventi racchiusi nella sola prima puntata: si passa sostanzialmente dalla completa ignoranza sul caso alla verità rivelata, dal nulla al tutto. In una sola puntata della serie, per di più la prima, Fox scopre nome del rapitore, personalità legate ad esso e chi più ne ha più ne metta. Sappiamo dov'è la ragazza e quindi la componente di mistero non sussiste; sappiamo che suo padre ha avuto in passato dei contatti con Manson. Di questo passo in tre puntate la serie è bella che conclusa. Come occupare tredici episodi, come ravvivare una storia che sembra già aver trovato la via della conclusione? Chissà, ma la curiosità è molta.
Tecnicamente invece Aquarius stupisce per la qualità della fotografia, per le musiche evocative e molto presenti e per la ricostruzione pressoché perfetta degli States nei sixties. Colori psichedelici e brani azzeccatissime. Le interpretazione però non risultano degne di nota, anche se David è sempre perfetto nel ruolo dell’agente turbato (io punterei qualche spicciolo sulla dipendenza da alcolici in passato) e il suo braccio destro spicca tra gli altri interpreti. Un prodotto dunque interessante e da tenere sott’occhio. Magari non vincerà un Emmy, ma potrebbe essere in grado di intrattenermi(ci) piacevolmente per qualche mese. Recuperatelo e ditemi cosa ne pensate. Fatelo. Presto.

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