lunedì 17 agosto 2015

TOP 15 SERIE ANIMATE DINEY - SECONDA PARTE

Rieccoci a parlare di passato con le lacrime agli occhi e le sigle nelle orecchie. Oggi prosegue la scalata alla vetta attraverso cinque serie Disney, alcune più classiche, alcune più particolari, alcune più fantastiche. Ormai, arrivati a questo punto, la qualità intrinseca dei prodotti è pressoché stabilizzata su uno standard medio-alto, ciò che incide maggiormente sulla scelta delle posizioni da assegnare è il mio personalissimo gusto; per cui fatevene una ragione se non siete d’accordo, godetevi questa rosea rimembranza ed eventualmente commentate qui sotto o sui social(s) per dire la vostra. E che Magia sia!


10° POSIZIONE: Timon e Pumbaa (1995)
Ad un anno dall’uscita nelle sale del Re Leone, arrivano sul piccolo schermo le avventure delle due spalle comiche più iconiche di sempre: il suricata Timon e il facocero Bumbaa. Le risate sono garantite. Episodi molto spesso autoconclusivi che indagano il dolce far nulla della coppia nella giungla. Citazioni a raffica e trovate sempre nuove per stupire i giovani spettatori che non possono fare a meno di aspettare con impazienza l’ora di Timon e Pumbaa, l’ora del divertimento, anche a vent’anni di distanza. L’età che non si sente. Serie poco profonda ma indubbiamente riuscita e senza tempo.


9° POSIZIONE: Pepper Ann (1997)
Le disavventure semicomiche di una ragazza adolescente, poco appariscente, ma molto creativa e intelligente. La serie, che dallo stile dei disegni e dalle musiche potrebbe far pensare alla solito prodotto incentrato sui soliti stereotipi dei soliti ragazzi americani medi, in realtà scava nel profondo del personaggio di Pepper Ann mostrandone dubbi, perplessità e problemi apparentemente insormontabili legati all’età attraverso i monologhi della protagonista con la se stessa immaginaria, quella dello specchio per intenderci. Anche i personaggi secondari non sono da meno, dalla madre ai due migliori amici, tutti ben caratterizzati, divertenti e funzionali all’introduzioni di temi più interessanti; uno su tutti la difficoltà di crescere con i genitori divorziati. Una serie molto sottovalutata a causa di alcune lacune tecniche non indifferenti. Da recuperare.


8° POSIZIONE: Phineas e Ferb (2007)
I cartoni di una volta sono migliori di quelli di oggi. Ai miei tempi non c’era Peppa Pig. Si stava meglio quando si stava peggio, non esiste più la mezza stagione e altre sciocchezze simili. Phineas e Ferb ha esordito sulle reti satellitari nel lontano 2007, quando il sottoscritto scrivano aveva già dodici anni suonati, anche se ne dimostrava undici e mezzo. Credo fosse l’estate in cui cambiai voce. Dodici cominciavano ad essere abbastanza per andare in classe e raccontare di quanto fosse stata avvincente l'ultima puntata di quel cartone su Disney Channel. Sta di fatto che di serie animate come queste non se ne vedevano da tempo: esilarante, accattivante, divertente e innovativa. Una comicità quasi mai banale che cita spesso (soprattutto nelle storie del duo Agente P.-Dr. Doofenshmirtz) e riesce sempre a rinnovarsi. Trovate geniali come i cori per annunciare i luoghi o il mattone (“È  divertente”). Ma ciò che risalta di più di Phineas e Ferb è l’inventiva dei creatori nell’immaginare in ogni puntata cosa potrebbero creare di nuovo due bambini usando solo la loro immaginazione. Gli sceneggiatori sono realmente riusciti ad entrare nella mente di un pre-adolescente e a capire le prerogative della fantasia di questo. Unica.


7° POSIZIONE: Fillmore! (2002)
Una delle mie serie preferite in assoluto. L’universo del giallo e del poliziesco viene adattato e riversato in uno stampino formati mini a forma di scuola media X. Intenso, coinvolgente, ben scritto e decisamente maturo. Tutto ruota attorno alla figura dell’agente Cornelius Fillmore che, coadiuvato dalla nuova arrivata Ingrid Third, si occupa della sicurezza nella suddetta scuola. Giovani malviventi, spacciatori di figurine e ragazzi scartati dalla squadra di football assetati di vendetta però rischieranno di minare costantemente il lavoro della vigilanza. Fantastici i dialoghi in salsa pulp tra il protagonista e il responsabile del corpo di agenti (due coetanei adolescenti). Interessante anche l’apertura successiva al mondo esterno alla scuola. Se al posto dell’ambiente scolastico ci fosse un quartiere malfamato della Grande Mela e al posto delle figurine ci fosse della droga oggi staremmo parlando di una rinomata e duratura serie crime in onda su Fox, invece Fillmore! fu cancellata per penuria di ascolti. L’aspetto cartoonesco inganna. Non indirizzata ai più piccoli.


6° POSIZIONE: Gargoyles (1994)
Quella sigla mi incuteva timore al punto da bloccarmi immobile davanti al televisore acceso. Forse era questo l’intento fin dall’inizio. Tutto ciò che non è Disney: stile gotico e spigoloso, atmosfere Dark, violenza e drammi adulti. Tutto meravigliosamente diverso. La storia segue le avventure di un gruppo di Gargoyle (o gargolle in italiano), ossia quelle statue di pietra che troneggiano sulla cime di torri e di chiese antiche, che, a causa di un sortilegio magico, si risveglia nella New York degli anni ’90. Dopo un iniziale sbandamento, i nostri protagonisti decidono di impiegare le loro forzo nella lotta al male, sorvolando sul loro profondo desiderio di tornare al 994 e di riunirsi ai loro cari. Da qui prendono inizio le appassionati avventure dei guardiani della notte, avventure che si mischieranno alla malavita, agli incantesimi, alla mitologia nordica e alla guerra intestina tra Gargoyle. La Disney finalmente punta in alto e colpisce nel centro, al cuore dei ragazzi ormai stanchi delle monotone avventure di quel topo fastidioso e della sua dolce metà dalla voce infrangi-cristalleria. Una serie matura, adulta e dall’intreccio invidiabile. Quel picco che segno una generazione, purtroppo non la mia.

La prossima settimana prendiamo una pausa con questa speciale classifica nostalgica e fantasiosa per lasciare spazio ad un articolo più impegnato e riflessivo. Stile classico insomma. Per cui l’appuntamento è rimandato all’ultimo giorno d’agosto, quando sulle mie spalle graverà oramai un altro anno. Ah! La vecchiaia.

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