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giovedì 14 maggio 2015

NBT: FURY

Sta per finire ma è più brutale che mai.

In “Fury” (2014) la seconda guerra mondiale volge al termine nel modo più cruento possibile e noi ne siamo spettatori sbalorditi.



1945. Germania. Le colonne di carri armati Sherman, di gran lunga inferiori ai Tiger tedeschi, si fanno largo verso la vittoria passando per una terra devastata tanto quanto gli ideali ai quali fu così fanaticamente devota. La Germania sarà anche martoriata ma i tedeschi non hanno nessuna intenzione di cedere il passo alle truppe alleate con facilità. Lotteranno con ogni mezzo rimasto, sparando fino all’ultimo proiettile arrugginito e sacrificando anche i  bambini della Hitlerjugend pur di evitare che la loro patria finisca nelle mani dei nemici del Reich.
Hitler ha ordinato ai suoi soldati di combattere fino alla fine. Per il Führer la sconfitta semplicemente non è contemplata. Sconfitta significa condannare il glorioso volk tedesco ad una fine definitiva. Gli eserciti alleati di conseguenza si trovano di fronte ad un avversario allo sbando che continua a combattere con la forza della disperazione.
Il film si focalizza in particolare sull’equipaggio di un carro Sherman (soprannominato Fury). Don 'Wardaddy' Collier (Brad Pitt) è il comandante del carro, ai suoi ordini ci sono:
1)l’artigliere Boyd "Bible" Swan (Shia LaBeouf)
2) il meccanico Grady "Coon-Ass" Travis (Jon Bernthal)
3)il guidatore Trini "Gordo" Garcia (Michael Peña)
4)la recluta Norman Ellison (Logan Lerman).



“Fury” è un film crudo, impietoso e a tratti crudele. Questo film mostra la guerra senza romanticismi, la mostra per quello che è senza adornarla d’un manto epico. “Fury” ha uno stile diretto e deciso che mi è piaciuto molto. E’ un war movie particolare in quanto il regista sceglie un approccio il più possibile realistico evitando le artificiosità tipicamente hollywoodiane. La cosa che più di ogni altra ho apprezzato in questo film è stata l’assoluta assenza dell’elemento patriottico. In un film del genere sarebbe stato facile inserire il classico patriottismo made in U.S.A. ma qui per fortuna il regista non l’ha ritenuto necessario e si è allontanato dai vecchi cliché del genere. Questo è molto raro in un film di guerra americano e l’ho apprezzato molto. Nel finale purtroppo si scade un po’ nel melodrammatico e  le ultime scene del film sembrano non essere in linea con il tono generale della pellicola. Peccato perché mi sarebbe piaciuto che il film avesse sottolineato ancor di più l’orrore della guerra con un finale duro e spietato che avesse reso ancor più chiaro il messaggio centrale del film: la guerra è sempre sporca. Anche quando sta per finire. Anche quando un esercito sta avanzando inarrestabile verso la vittoria. La guerra è SEMPRE sporca.
Questo concetto è ribadito anche dell’uso che viene fatto del fango. Il fango è onnipresente in questo film: le strade sono fiumi di fango, i carri sono ricoperti di fango, i soldati sono sporchi di fango. Il pantano, la fanghiglia che permeano ogni cosa non sono solo elementi scenografici ma a mio avviso rivestono anche un importante significato simbolico. In un paesaggio così melmoso anche il viaggiatore più attento finirà per sporcarsi e allo stesso modo in una guerra così brutale anche il soldato più leale finirà col corrompersi. Il fango rappresenta tutti gli aspetti più infamanti della guerra e in una guerra simile è impossibile non sporcarsi.


“Fury” è stato scritto e diretto da David Ayer. La regia di Ayer mi ha convinto pianamente, questo regista non è particolarmente noto (fino ad ora infatti era famoso principalmente per essere lo sceneggiatore di Training Day) ma con questo Fury dimostra di essere abile e capace. Penso quindi che sia lecito aspettarsi qualche altro buon film da lui in futuro.
Una menzione speciale va fatta al direttore della fotografia, il russo Roman Vasyanov.
Penso che la fotografia sia l’aspetto che più di ogni altro mi è rimasto impresso in questo film. Mediante una fotografia grigia, con colori spenti e bigi ci viene mostrata con maestria la bellezza terribile dei paesaggi della campagna tedesca dilaniata dalla guerra.

Parliamo un po’ delle performance attoriali. Direi che anche da questo punto di vista non ci si può lamentare. Secondo alcuni questa sarebbe addirittura la migliore interpretazione di Brad Pitt di tutta la sua carriera. Secondo me non è la sua miglior interpretazione in assoluto ma comunque in “Fury” dà di certo un’ottima prova del suo talento e  ci ricorda ancora una volta che non è solo una faccia da copertina. Gli anni passano (ormai ne ha 51) e Brad Pitt non è più un giovincello come negli anni 90, di conseguenza è ovvio che cambino anche i suoi ruoli: non interpreta più giovani scavezzacollo come un tempo, ora i suoi personaggi sono maturi e burberi (come in “Fury” ma anche come in “The Tree of Life”). Per quanto riguarda il resto del cast se la cavano tutti bene. Incredibile ma vero anche il buon Shia LaBeouf (che ultimamente sembra avere la popolarità di un cane in chiesa) dà buona prova di sé in questo film.

L’uscita di “Fury” è stata posticipata a causa del fallimento della Miramax e quindi nonostante negli Stati Uniti sia uscito lo scorso ottobre in Italia uscirà nelle sale solo il 3 giugno 2015. Vi consiglio fortemente di andarlo a vedere al cinema se siete amanti del genere, questo film è uno spettacolo per gli occhi.
 Antonio Margheriti

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