mercoledì 11 marzo 2015

THE WINNER IS

Avrete sentito centinaia di volte l’espressione “and the winner is”, adottata nei contesti più disparati, sempre associata al concetto di vittoria e sconfitta, ma probabilmente non avete ma ascoltato “The Winner Is”. Sto parlando del brano strumentale dei DeVotchKa, divenuto famoso per essere il tema principale della colonna sonora di Little Miss Sunshine, film cult indipendente del 2006.



La pellicola si apre con una bambina che, sulle note del sopracitato pezzo, è intenta a guardare e riguardare con occhi sognanti la registrazione del momento clue di un concorso di bellezza, ossia la premiazione. Qui la musica di sottofondo contribuisce in maniera ottimale a trasportare lo spettatore nell’atmosfera ovattata, personale e intima che il film cerca di assumere. Si passa poi alla consueta presentazione dei personaggi intorno ai quali girerà l’intera commedia: il padre della bambina di prima, che ha appena lasciato il lavoro per dedicarsi completamente alla pubblicazione del suo libro sull’autostima, la madre, frustrata dal matrimonio travagliato e da una vita di insoddisfazioni, il fratello, muto per scelta, il nonno, cocainomane, e lo zio, gay, famoso studioso di Proust, appena sopravvissuto ad un tentato suicidio.
Il fil rouge che lega tutti questi problematici personaggi? Il fallimento. Essi sono tutti dei perdenti, losers per dirlo con un termine in voga oggi. Il film infatti, attraverso le parole dei vari personaggi, ci fa intendere una visione categorica del mondo secondo cui questo si divide in due classi: vincenti e perdenti. La volontà del padre (un convincente Greg Kinnear) di contrastare questa condizione di sottomissione alla vita, spinge l’intero gruppo di caratteristici individui ad intraprendere un improbabile viaggio verso la California per permettere alla piccola Olive di partecipare ad un concorso di bellezza. Il mezzo di trasporto su cui la famiglia è costretta a viaggiare, viste le precarie condizioni economiche del padre, è uno sgangherato furgoncino giallo, presente anche nelle varie locandine del film, che strizza l’occhio al cinema geometrico di Wes Anderson.




A bordo del suddetto veicolo, gli Hoover si troveranno ad affrontare varie vicissitudini che rimarcheranno la loro condizione di “vinti”, ma è nel finale che la situazione si distaccherà da una visione categorica della vita umana, proponendo una riflessione ben più profonda e superando concettualmente anche il “ciclo” di Verga. Una volta arrivati in California, non senza infinite difficoltà, la famiglia si troverà a fare i conti con una nuova categoria umana che rompe gli schemi fin a quel momento dati per veri e sostenuti dagli stessi personaggi principali: i finti vincenti. I finti vincenti sono coloro che fingono per vivere, fingono di essere qualcosa di più di quello che in realtà sono, fingono perché solo nella finzione possono essere dei vincenti. Sono “Quelli che benpensano”. Questi però, a differenza di come ci si potrebbe aspettare, non sono dei vincenti solo per loro stessi, ma lo sono anche agli occhi di altri finti vincenti, ed è proprio questo che rompe il paradigma del film. Da quel momento in poi la situazione si capovolge e l’atteggiamento dei protagonisti cambia. Scena emblematica, toccate ed indimenticabile è quella dell’esibizione della bambina. Una singola sequenza carica di forza e pathos, coraggio e comicità, ma soprattutto di libertà. La libertà diventa il nuovo fulcro attorno al quale ruota il film. La libertà, di pensiero e di parola, diventa la più grande vittoria per i protagonisti, e quindi per l’uomo. Il paradigma finalmente muta, si evolve. Cadono le concezioni categoriche di vincenti e perdenti e nascono quelle di vittoria e sconfitta.



Nella vita non esistono i vincenti finché uno non vuole vederli. Esistono tuttavia vittorie e sconfitte; fanno parte della quotidianità. Una serie di sconfitte non fa però di un uomo un perdente, come le vittorie non fanno di questi un vincente. La vita è fatta di sfumature (magari non cinquanta) e questo film riesce a ridare speranza anche a quelli che vedono solo nero intorno a loro, perché dietro ogni sconfitta, dietro ogni fallimento potrebbe celarsi una vittoria, anche piccola, insignificante, ma enormemente importante, come la libertà.
Il film si chiude poi con una scena poetica e sublime in cui è la musica a fare da padrona. Alla fine, mentre i protagonisti, illuminati in volto da una luce nuova, si accingono a ripartire, si sentono nuovamente le note di “The Winner Is”, ma stavolta è diversa, più alta, carica di allegria, speranzosa, stavolta è davvero una vittoria, una vittoria che tocca il cuore di chi l’ascolta.
The Winner Is Little Miss Sunshine.

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